Emergenza incendi, in pericolo migliaia di cani tenuti alla catena

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Green Impact, Fondazione CAVE CANEM e Animal Law Italia chiedono con forza ai Presidenti delle Regioni interessate dall’emergenza incendi nelle ultime ore, tra le quali la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, di adottare un’Ordinanza contingibile e urgente per introdurre il divieto di cani a catena fino al 30 settembre 2022


AgenPress. Immagina di assistere al divampare di un incendio, vedere le fiamme che si avvicinano, percepire il calore insopportabile del fuoco, sentire il fumo che inizia a bruciarti i polmoni e cercare con tutte le tue forze di allontanarti, ma renderti conto, con orrore, che non riuscirai a fuggire, perché sei legato a una catena.

Questo è quello che provano i cani che, ogni anno, muoiono a causa degli incendi, intrappolati da catene, gabbie o recinti che impediscono loro di scappare a questo tragico destino, traditi da chi doveva proteggerli: l’essere umano. Attualmente, migliaia di cani detenuti alla catena sono in pericolo a causa dell’elevato rischio incendi, alimentati dalla forte siccità e dal vento in molte zone d’Italia tra le quali la Toscana e il Friuli Venezia Giulia, dove ancora mancano norme che vietino tale pratica. È anche ai Presidenti di queste Regioni che si rivolgono Green Impact, Fondazione CAVE CANEM e Animal Law Italia per chiedere l’adozione urgente di un’Ordinanza Contingibile e Urgente, introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani alla catena su tutto il territorio regionale fino al 30 settembre 2022.

Le tre non profit si sono attivate già alcune settimane fa, avanzando la stessa richiesta anche ai Presidenti delle regioni del Sud Italia quali Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna e Sicilia.

“In molte zone d’Italia a rischio incendi è ancora pratica comune tenere i cani legati in aree di campagna, lontano dalle abitazioni, dove gli animali non sono monitorati e non possono essere salvati in caso di pericolo. Abbiamo assistito tutti alla devastante tragedia causata dagli incendi in Sardegna lo scorso anno, dove sono morti centinaia di animali. Non possiamo aspettare di ritrovarci nella stessa situazione, serve un intervento immediato, quale è quello proposto”, dichiara Federica Faiella, Vice Presidente di Fondazione CAVE CANEM, che nel 2021 ha deciso di finanziare la campagna “Liberi dalle Catene”, che punta a introdurre il divieto regionale di detenzione di cani alla catena, per dare un contributo concreto a questa lotta di civiltà.

Tenere un cane legato a una catena, magari per tutta la vita, oggi è ancora legale in diverse Regioni d’Italia, come evidenziato dal 2° RapportoVerso il divieto di tenere i cani legati alla catena”, realizzato dalle tre organizzazioni, in prima linea nel chiedere l’introduzione del divieto in tutte quelle Regioni italiane con normative assenti o inefficaci.

Come emerge da questa seconda edizione del rapporto, che abbiamo elaborato sulla scia di quello dello scorso anno, sono ancora numerose le Regioni in cui è necessario intervenire. Abbiamo definito un piano di azione con le misure necessarie per ottenere entro il 2026 l’emanazione di normative regionali efficaci in tutta Italia, in linea con il benessere, la salute e i bisogni etologici degli animali. Sono ancora molte le Regioni che presentano una legislazione inefficace o incompleta come ad esempio la Sardegna, e altre come la Sicilia ancora prive di una legislazione in materia, con un vuoto normativo da colmare”, commenta Gaia Angelini, Presidente di Green Impact.

Nonostante ci sia ancora molta strada da fare, ci sono stati anche sviluppi positivi nell’ultimo anno, anche a seguito del lancio della campagna “Liberi dalle Catene” e della pubblicazione della 1° edizione del rapporto “Verso il divieto di tenere i cani alla catena”. La Campania, ad esempio, ha integrato la sanzione mancante nella legge regionale (giugno 2021), mentre il Lazio ha modificato radicalmente la legge introducendo un chiaro divieto di detenzione dei cani a catena (agosto 2021). Inoltre, il divieto è in via di adozione nella Provincia di Trento e in fase di discussione in Piemonte.

Grazie all’impegno costante delle organizzazioni coinvolte nel progetto, nell’ambito della campagna “Liberi dalle catene” sono già state raccolte quasi 35.000 firme, per chiedere il divieto di detenere i cani a catena e numerose sono state le iniziative di sensibilizzazione che hanno riportato l’attenzione su questa vergognosa abitudine, segnale di una crescente attenzione delle persone verso questo tema. La pratica, oltre a essere contraria alla sensibilità collettiva, è incompatibile con le esigenze etologiche del cane e ha conseguenze negative sullo stato psicologico, emotivo e fisico dell’animale, come affermano numerosi esperti italiani e internazionali che hanno contribuito alla realizzazione del Rapporto.

In Italia esistono 17 normative su 20 enti territoriali”, fa notare Alessandro Ricciuti Presidente di Animal Law Italia. “È fondamentale armonizzare la legislazione italiana e far sì che le regioni esemplari, dotate di una legislazione più avanzata, vengano prese a modello da quelle in ritardo nell’approvare una normativa al passo con i tempi”.

Volgendo lo sguardo all’Unione Europea, dal dossier emergono cambiamenti  positivi in Slovacchia e Germania, paesi che nell’ultimo anno hanno adottato il divieto di detenzione dei cani a catena con alcune eccezioni circoscritte. Austria e Svezia restano i modelli di riferimento mentre nel mondo, invece, si segnala l’esempio virtuoso della California.

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