Le previsioni anticipano un rialzo dell’inflazione al 7percento

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AgenPress. Le previsioni anticipano un rialzo dell’inflazione al 7percento (fonte IlSole24ore) che sposta al 2024 la ripresa dei consumi, penalizzata ulteriormente dalle agitazioni internazionali e dal rincaro dell’energia.

Secondo le stime di Confesercenti, dopo la crescita registrata nel 2021 e nella prima parte di quest’anno, nel secondo semestre del 2022 i consumi delle famiglie faranno un passo indietro dell’0,6% rispetto allo stesso periodo del 2021, si prevede un calo di 2,1 miliardi nell’ultimo trimestre di quest’anno, per un totale di -2,9 miliardi. A fine anno la spesa delle famiglie risulterà inferiore di 36 miliardi rispetto al 2019. In forte crisi saranno i consumi relativi all’abbigliamento e calzature, ai mobili, articoli e servizi per la casa, comunicazione, ricreazione, spettacoli e cultura, servizi ricettivi e di ristorazione, persino spese per la salute, perché la quota media mensile familiare per le spese di casa e utenze (abitazione, acqua, elettricità e gas) passa dal 37,4% del 2021 al 42% dei primi sei mesi del 2022.  

Alla luce di queste previsioni – spiega Benny Campobasso, presidente Confesercenti Puglia – è necessario introdurre misure mirate a contenere gli effetti della possibile frenata autunnale e a restituire fiducia a consumatori e imprese. Si ritiene imprescindibile prolungare le misure fiscali volte a contenere la trasmissione dei prezzi internazionali sui prezzi nazionali. Sul fronte dei carburanti, la proroga del taglio delle accise oltre ad essere stato apprezzato dai cittadini molto probabilmente ha favorito la ripresa del turismo di prossimità. Un ulteriore elemento di trasparenza sarebbe adottare un’accisa variabile, la quale – conservando gli obiettivi di gettito – mutasse in senso inverso alla variazione dei prezzi internazionali. Allo stesso modo, Confesercenti si dichiara favorevole all’ipotesi di tagliare l’IVA sui prodotti di prima necessità che sarebbe l’alternativa alla riproposizione del bonus di 200euro dei precedenti decreti aiuti. Sebbene i due provvedimenti abbiano lo stesso impatto positivo sui consumi delle famiglie, non è escluso che l’intervento sull’IVA potrebbe dare i risultati migliori in quanto più immediati, e non ci sarebbe bisogno di fare richiesta e attendere l’erogazione del bonus per fruirne, e avrebbe un effetto psicologico positivo perché ‘abbasserebbe’ immediatamente i prezzi.

Per quanto riguardo le imprese sarebbe necessario rafforzare il quadro dei sostegni per affrontare la crisi energetica prevedendo misure a carico del bilancio dello

Stato per finanziare l’abbattimento delle imposte su energia e gas. In alternativa, si potrebbe prevedere un meccanismo automatico da applicare sugli aumenti dei costi energetici rispetto all’anno precedente che riconosca un credito d’imposta pari agli aumenti subiti dalle imprese nell’arco degli ultimi mesi. Per non vanificare l’effetto di questi sostegni, Confesercenti chiede di accompagnarli con una proroga dei versamenti delle imposte al 30 settembre.

Il rallentamento della ripresa dei consumi e l’aumento dei costi fissi sta mettendo in difficoltà un elevato numero di imprese, con conseguenze sulla loro capacità di ripagare i finanziamenti di emergenza a cui hanno avuto accesso durante la pandemia. Solo nel primo trimestre 2022 sono passati a sofferenza di 1,8 miliardi di euro di prestiti. Pertanto, sarebbe auspicabile prevedere nuove moratorie estese fino a giugno 2023.

Sarebbe utile anche un intervento sul fronte dei pagamenti elettronici. L’attuale credito di imposta sulle commissioni pagate dagli esercenti per le transizioni POS con carte e bancomat è insufficiente, e andrebbe portato al 50%. Il credito di imposta al 100% per le commissioni su transazioni effettuate con strumenti di pagamento evoluti, invece, andrebbe prorogato al 30 giugno del 2023.

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