Coronavirus. Imprese in difficoltà, Cig utilizzata dal 70%. 1 su 4 operatività a rischio

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Agenpress – Nella fase 1 dell’emergenza sanitaria (tra il 9 marzo e il 4 maggio) il 45,0% delle imprese con 3 e più addetti (458 mila, che assorbono il 27,5% degli addetti e realizzano il 18,0% del fatturato) ha sospeso l’attività. Per il 38,3% (390 mila imprese) la decisione è stata presa a seguito del decreto del Governo mentre il 6,7% (68 mila) lo ha fatto di propria iniziativa.

Oltre la metà delle imprese (37,8% di occupati) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020.

Il 38,0% (con il 27,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 42,8% ha richiesto il sostegno per liquidità e credito (DL 18/2020 e DL 23/2020).

Riorganizzazione di spazi e processi (23,2% delle imprese) e modifica o ampliamento dei metodi di fornitura dei prodotti/servizi (13,6%) le principali opzioni adottate per far fronte alla crisi.

A livello settoriale, sono soprattutto le imprese delle costruzioni e dei servizi ad aver sospeso l’attività: rispettivamente il 58,9% e il 53,3% rispetto al 36,0% dell’industria in senso stretto e al 30,3% del commercio.

Oltre il 70% delle imprese (che rappresentano il 73,7% dell’occupazione) dichiara una riduzione del fatturato nel bimestre marzo-aprile 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019: nel 41,4% dei casi il fatturato si è più che dimezzato, nel 27,1% si è ridotto tra il 10% e il 50% e nel 3% dei casi meno del 10%; nell’8,9% delle imprese il valore del fatturato è invece rimasto stabile.

La forte contrazione dell’attività economica ha costretto la quasi totalità delle imprese a prevedere specifiche politiche di gestione del personale. La Cassa integrazione guadagni e il Fondo di integrazione salariale sono stati usati dal 70,2% delle aziende con almeno tre addetti. Ciò “anche grazie all’allargamento della platea di possibili fruitori”.

Altre misure di gestione del personale, si spiega, “hanno avuto una applicazione più circoscritta: l’obbligo delle ferie per i dipendenti (o iniziative temporanee per ridurre il costo del lavoro) e la riduzione delle ore o dei turni di lavoro sono state indicate rispettivamente dal 35,9 e dal 34,4% delle imprese; l’introduzione o diffusione del lavoro a distanza (smart working) ha coinvolto quasi un quarto delle unità mentre il rinvio delle assunzioni previste, la rimodulazione dei giorni di lavoro e la formazione aggiuntiva dei lavoratori hanno riguardato una percentuale di imprese compresa tra il 10 e il 13,5%”.

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