A. Mittal. Palombella (Uilm). “8.200 in cassa integrazione, ennesima provocazione della multinazionale”

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Agenpress – “Da tempo continuiamo a sollecitare il Governo a prendere atto di una situazione insostenibile all’interno dell’ex Ilva. I comportamenti di ArcelorMittal sono spregevoli nei confronti dei lavoratori, delle istituzioni e del Governo. Sono atteggiamenti provocatori che ogni giorno che passa creano enormi danni ambientali, occupazionali e impiantistici.

Basti immaginare che la contrazione dell’acciaio su scala mondiale per il 2020 sarà del 6% mentre il sito di Taranto ha smesso completamente di commercializzare l’acciaio, producendo esclusivamente con due altoforni, 7.500 tonnellate al giorno, con una produzione annua molto inferiore ai 3 milioni di tonnellate. Un livello minimo di produzione mai registrato nella storia dell’ex Ilva”.

Così Rocco Palombella, Segretario generale Uilm. “Il giorno dopo l’incontro con i sindacati del 25 maggio – dichiara il leader Uilm – Patuanelli dichiarò in un’informativa alla Camera sul settore siderurgico che si aspettava da ArcelorMittal un piano industriale “serio, ambizioso e lungimirante e che non metta in discussione l’accordo del 4 marzo scorso”, mai presentato alle organizzazioni sindacali. Oggi invece il Ministro ha dichiarato di dare ormai “per scontato che il piano che sarà presentato non sarà in linea con l’accordo del 4 marzo”. Una situazione paradossale che mi indigna e che offende tutti i lavoratori”.

“ArcelorMittal, contrariamente a quanto ha dichiarato in questi anni e nell’incontro del 25 maggio – prosegue – continua a tenere un atteggiamento umiliante nei confronti dei lavoratori, non facendo entrare gli ispettori e i commissari straordinari il 1° giugno, dopo la denuncia dei sindacati di Taranto sulle condizioni degli impianti, e richiedendo la cassa integrazione per 8.200 lavoratori alla vigilia della presentazione del piano industriale. Si passa con disinvoltura e senza scrupoli da una cig straordinaria per Covid-19 a una ordinaria, estendendola a 8.200 lavoratori di Taranto, mentre fino a febbraio era prevista per 1.300. Una decisione intollerabile”.

 

“Ora basta tentennamenti e incoerenze da parte del Governo che non può continuare a dipendere e rimanere appeso alle decisioni di una multinazionale che ha deciso di distruggere gli impianti e di lasciare l’Italia, pagando una penale irrisoria” aggiunge Palombella.

 

“Si stanno facendo danni incalcolabili all’ambiente, all’occupazione e all’economia – conclude – e chiediamo, inoltre, al Governo di chiarire quanto apparso sui media nazionali riguardo la cancellazione della golden power nel Dpcm riguardo la siderurgia del nostro Paese, non ritenendola più un settore strategico da tutelare. Questo potrebbe rappresentare un colpo mortale per un settore che riteniamo fondamentale, con conseguenze disastrose da ogni punto di vista”.

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