Test Magistrati. Antonio Ingroia: “Con il test psicoattitudinale non risolvi un bel niente”

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AgenPress. “Ancora una volta è una misura propagandistica e guerresca contro i magistrati che viene contrabbandata ai cittadini come un toccasana per risolvere il problema reale di magistrati non sempre dotati del dovuto equilibrio, che talvolta abusano del potere che hanno”.

Queste le parole dell’ex magistrato Antonio Ingroia a ‘L’Italia s’è desta’, programma radiofonico di Radio Cusano Campus condotto dal direttore Gianluca Fabi e da Roberta Feliziani.

Non è che non esiste il problema – ha continuato Ingroia – ma questo è un rimedio completamente sbagliato. Con il test psicoattitudinale non risolvi un bel niente. Il magistrato lo devi valutare in base ai suoi meriti o demeriti che risultano dalla sua attività, dai provvedimenti che emette, dal modo in cui si rapporta con i cittadini e con gli avvocati nelle aule d’udienza. Questo è il vero banco di prova.

Se il magistrato alla prima valutazione di professionalità dimostra di non essere dotato del dovuto equilibrio, lo scarti, ne fermi la carriera e, nel caso, lo espelli dalla magistratura. Ma non è certamente il test psicoattitudinale che ti risolve questo tipo di problema”, ha ribadito l’ex magistrato.

Invece questo test viene utilizzato ancora una volta come misura di rivalsa, per far credere ai cittadini che così si risolve il problema e per cavalcare l’indubbia insoddisfazione che i cittadini hanno nei confronti della giustizia. Che tra l’altro si scarica solo nei confronti dei magistrati, mentre le decisioni della giustizia vanno ben aldilà della politica. Ho letto che persino il ministro Nordio è abbastanza scettico a riguardo, quindi mi auguro che la cosa non passi”.

Ingroia ha poi voluto ribadire ancora la sua posizione riguardo ai test piscoattitudinali per la magistratura: “Sono per la verifica della professionalità dimostrata dai magistrati nella loro attività. Oggi ci sono dei controlli ma sono all’acqua di rose. Ci sono sempre magistrati che giudicano altri magistrati, nessuno giudica male il collega perché sa di poter essere un domani a sua volta giudicato da quello stesso magistrato”, ha spiegato. “Naturalmente a questi controlli i politici non devono in alcun modo partecipare, ma dovrebbero partecipare avvocati e altri operatori del diritto. Occorrerebbe una verifica un po’ più selettiva, un po’ più rigorosa, da parte dei Consigli giudiziari territoriali e del Consiglio Superiore della Magistratura non solo per i casi enormi riguardanti fatti particolarmente gravi”, ha concluso Antonio Ingroia.

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