Esposto delle emittenti siciliane, Ingroia: “E’ un attacco nei confronti della libera informazione”

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AgenPress. Antonio Ingroia, prima allievo di Borsellino e oggi avvocato di successo, in un’intervista a Spraynews, parla del nuovo bando governativo che escluderebbe dalla transizione del sistema radiotelevisivo 80 emittenti siciliane, mettendo così a rischio non solo la libera informazione, ma rendendo più difficile la vita ad altrettante famiglie.


In cosa consiste la vicenda?

“Gli editori di ottanta emittenti, non avendo alcuna risposta dal Mise, mi hanno dato mandato per presentare alla Procura di Roma un esposto. Stiamo parlando di un vero e proprio attacco alla libera informazione. Qualcuno sta cercando di favorire un monopolio, ma non siamo più ai tempi del Minculpop”.

Il Mise vi ha risposto sul problema?

“L’altro ieri, sono stato insieme a una delegazione di lavoratori, davanti al Mise. Non solo non ci ha ricevuto il ministro Giorgetti, che posso capire che in questi giorni particolari per l’Italia è impegnato, me neanche un sottosegretario. Non mi sembra, quindi, da parte del governo ci sia alcuna voglia di collaborare”.

Cosa succede intanto?

“Continua a esserci una disparità di trattamento, non solo per la Sicilia stessa, dove alcune province vengono favorite rispetto ad altre. Stiamo parlando, infatti, di mancata interruzione di pubblico servizio. Questo vuol dire la mancata assegnazione di una frequenza di secondo livello su Catania e Siracusa. Il nuovo piano, infatti, non tiene conto delle emittenti presenti sul territorio. E’ un bando incostituzionale. Ecco perché siamo pronti a impugnarlo”.

Cosa chiedete quindi?

“Chiediamo la proroga delle attuali concessioni e la contestuale predisposizione di un nuovo bando da parte dell’Agcom per implementare lo spazio della banda esistente, in modo da consentire a tutti di poter svolgere il proprio lavoro”.

Cosa significa non agire in questa direzione?

“Non solo penalizzare la libera informazione, favorendo ancora una volta qualcuno, ma soprattutto colpire l’economia di una Regione negli ultimi tempi già troppo martoriata e penalizzata. Si fa tanto casino se salta un telegiornale in Rai e poi non si tiene conto di oltre cento famiglie che rischiano di non trovarsi, dalla sera alla mattina, senza lo stipendio per arrivare a fine mese”.

Non ritiene che ancora una volta sia penalizzato il Mezzogiorno?

“Il problema è sempre lo stesso. Vengono penalizzati sempre i piccoli e non i grandi, così come nei fatti esiste ancora una disparità che non dovrebbe esserci tra Nord e Sud. Si continua a chiedere sacrifici alla parte più debole del Paese, mentre non se ne tocca un’altra. Non ho ancora sentito nessuno che vuole tagliare televisioni a Milano, pur ritenendo che più mezzi di informazione ci sono in qualunque parte dello stivale meglio è. Non mi meraviglia nulla, considerando che stiamo parlando di un ministero gestito da un leghista, che a tutto pensa, tranne che alla Sicilia”.

Fino a dove arriverà questo scontro?

“E’ un problema che non tocca solo la Sicilia o ottanta emittenti. Questo governo deve dimostrare se vuole o meno garantire la pluralità di informazione. Serve farlo con i fatti. Altrimenti significa che si vuole avere il controllo sull’informazione e tutto ciò, sia come avvocato, che come massimo rappresentante di un movimento di cittadini che vuole battersi per i diritti delle persone sono pronto a utilizzare ogni arma possibile affinché si tuteli non solo un servizio che ritengo fondamentale, ma soprattutto affinché non si tocchi un qualcosa che permette al nostro paese di crescere, dal punto di vista delle libertà e non certamente fare passi indietro”.

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