AgenPress. “I cittadini devono chiedersi se conviene o non conviene avere due organismi, il pubblico ministero che cerca le prove e chi queste prove le deve giudicare, che vengono da due esperienze diverse fra di loro. Oggi c’è un solo consiglio superiore, decidono al proprio interno chi deve essere eletto nel consiglio superiore, chi deve andare a fare questo, chi altro”. Così Antonio Di Pietro, ex magistrato e membro del comitato “Si Separa”, su Radio Cusano Campus, nel programma “Battitori Liberi”, condotto da Gianluca Fabi e Savino Balzano.
“All’Associazione Nazionale dei Magistrati sono iscritti oltre il 95% dei magistrati italiani, chi è all’interno del CSM lo è perchè appartiene ad una o all’altra corrente dell’ANM. Questa riforma toglie questa appartenenza, si viene sorteggiati e non eletti, e soprattutto prevede un’alta corte disciplinare, dove a decidere le sanzioni non sono gli stessi magistrati, altrimenti farebbero oggi a me e domani a te – ha proseguito Di Pietro – Questa riforma aiuta a rendere più trasparente l’ordinamento giudiziario. Non è una riforma della giustizia, ma dell’ordinamento costituzionale riguardante la magistratura. Era già stata avviata nel 1989, ma alcuni politici come Berlusconi volevano metterci il cappello sopra”.
“Cosa penso delle parole di Gratteri? Non voglio soffermarmi sui nomi, dico che chi afferma che questa riforma mette sotto l’esecutivo il potere giudiziario inquirente, afferma una cosa errata. Se poi a farlo è una persona competente, capace e giurista non è solo errata, è anche falsa perché volutamente dice una cosa non vera, e c’è un po’ di malafede – ha concluso Di Pietro – Grazie a Dio la nostra Costituzione non viene cambiata, chi vi racconta questa panzana ve la racconta per mettervi paura, per preoccuparvi. Invito tutti a leggere l’articolo 104, che dice che la magistratura è un ordine autonomo indipendente: vuol dire che se tu puoi fare il tuo dovere non ti può fermare nessuno, al massimo un quintale di tritolo o un altro magistrato, ma sennò non ti ferma nessuno. L’articolo 104 non cambierà se vince il si”.
